Non c’è dubbio che tra gli autori che hanno magnificato la pipa il posto d’onore vada a Georges Simenon ed al suo commissario Maigret.
E’ per questo che non possiamo fare a meno di associarci alle celebrazioni per i 120 anni della nascita dello scrittore di Liegi, che nella città belga hanno preso il via da qualche giorno.
Maigret nasce dalla penna di Simenon nel 1929, a Delfzijl nei Paesi Bassi, mentre lo scrittore era in viaggio per i canali navigabili francesi. Appare per la prima volta in una serie di novelle scritte per la rivista Détective.
Il poliziotto di Quai des Orfèvres sarà protagonista di settantacinque romanzi e ventotto racconti di genere poliziesco rappresentati in numerose produzioni cinematografiche, televisive e radiofoniche.
“Di veramente mio – disse Simenon in un’intervista rilasciata a Giulio Nascimbeni – ho dato a Maigret una regola fondamentale della mia vita: comprendere e non giudicare, perché ci sono soltanto vittime e non colpevoli. Gli ho dato anche gli ineffabili piaceri della pipa, ovviamente”.
Con il personaggio di Jules Maigret, infatti, Simenon ha portato in primo piano la sua passione per la pipa di cui non ha mai fatto mistero e che, anzi, ha spesso ostentato. A buon diritto lo abbiamo inserito nella nostra galleria dei fumatori famosi, di cui potrebbe sicuramente essere il presidente.
“Ho pipe ovunque – disse all’intervistatore Jacques Lanzmann – l’ha visto. Ne tengo su quasi tutte le mie scrivanie e tendo la mano automaticamente verso la pipa come verso il mio vizio. Credo proprio di fumare da quando mi alzo fino al momento di coricarmi… salvo a tavola! Ho cominciato a fumare molto presto, verso i tredici anni”.
Simenon ha più volte ricordato di avere ben 300 pipe nella casa in Svizzera ma sempre ha precisato di non essere un collezionista ma un fumatore.
“Guardi bene – disse a Giorgio Colarossi – che non sono un collezionista: non ho pezzi rari, non ho nulla in vetrina; ho 300 pipe che mi piacciono e che fumo regolarmente, alternandone magari una decina in una giornata”.
“Quasi ognuna delle mie pipe – spiegò a Lanzmann – ha una storia; alcune sono state scelte da mia moglie, generalmente in occasione di compleanni. Per ognuna so dove mi è stata data oppure dove l’ho comperata e in quale occasione. Insomma, ci sono dei legami quasi sentimentali tra le mie pipe e me! Possiedo alcune grosse pipe che trovo molto belle ma che fumo di rado poiché bisogna fumarle in poltrona e devono essere tenute in mano. Non sono un collezionista, non vedrà nessuna pipa di schiuma, né in materiali diversi dalla radica. Non possiedo che pipe di radica, delle pipe normali. Sono un consumatore ordinario”.
E ancora: “Mi piacciono le pipe veramente normali, nè troppo grandi nè piccole: amo la linea classica, gli arzigogoli magari mi piacciono, ma quando li vedo in altre pipe, non nelle mie”.
Non c’è foto di Simenon che non lo ritragga con la pipa in bocca, sempre una billiard dritta che poi finirà in bocca anche al commissario (da qui la “Maigret” della Chacom o la “Commissario” della Mastro de Paja). Ne aveva in ogni tasca della giacca o del soprabito, sulla scrivania o sui mobili, come spesso si può vedere nelle foto d’epoca.
Naturale dunque che anche Maigret diventasse un fumatore incallito. “Perché ho “messo la pipa” in bocca al mio Maigret? – disse rispondendo ad una domanda di Lanzmann – Perché è il tocco finale per il personaggio: calmo, tranquillo, sicuro sempre di sé. Solo un fumatore di pipa ha queste doti; oppure, se le piace la frase rigirata in questo modo, diciamo che uno che è calmo e sicuro di sé non può fumare che la pipa”.
Ma Simenon e Maigret hanno gusti differenti sul tabacco da pipa. Lo scrittore fumava sempre dolce. Il suo tabacco preferito era il Royal Yacht Club di Dunhill, talvolta con aggiunta di Virginia: “Il tabacco aspro e forte lo lascio al mio Maigret”.
Quando il commissario diventò famoso la Dunhill realizzò una mistura dedicata ai gusti di Simenon che chiamò “Maigret Cut’s”.
Il personaggio Maigret fumava invece il fortissimo Gris, un tipico trinciato francese, secco, di taglio fine e di aroma forte, confezionato in cubetti da 40 grammi. In verità si tratta del famoso Scaferlati Caporal, che i francesi ancora oggi chiamano Gris per via della sua vecchia confezione di colore grigio.
Il personaggio di Maigret è stato protagonista, dal 1932 ad oggi, di quindici pellicole cinematografiche e ben duecento tra telefilm, sceneggiati televisivi e film per la televisione.
In Italia il commissario prese forma con “Le inchieste del commissario Maigret”, una serie di sedici sceneggiati in trentacinque puntate, andate in onda sul primo canale nazionale dal 1964 al 1972.
La regia fu affidata a Mario Landi e la Rai affidò la realizzazione ad Andrea Camilleri, che all’epoca era delegato di produzione. Le sceneggiature furono dello scrittore e commediografo Diego Fabbri. Il ruolo di Maigret fu affidato a Gino Cervi.
“Gino Cervi? – disse Simenon ancora a Lanzmann – Lo conosco molto bene. L’ho incontrato prima ancora che cominciasse a vestire i panni del mio Maigret, e mi sono detto subito, sentendolo parlare e vedendolo muoversi, ecco, questo sarebbe un Maigret perfetto. Non mi ingannavo, no?”.
No, non si ingannava. Cervi incarnò il commissario in maniera superba, conquistando sia la critica che il pubblico. L’ultima stagione incollò davanti alla televisione diciotto milioni e mezzo di telespettatori.
C’è, in verità, anche un semisconosciuto “Maigret a Pigalle”, film uscito nei cinema con Cervi nel ruolo principale, girato nel 1967 e diretto da Mario Landi. Si tentò di sfruttare in sala il successo della contemporanea serie tv ma i risultati non furono entusiasmanti.
E’ comunque indubbio che, per gli italiani, il commissario Jules Maigret ha decisamente il volto di Gino Cervi. Le leggende narrano dell’attore bolognese chiamato a svolgere il ruolo ma preoccupato dall’uso della pipa, mai fumata. Narrano anche di “lezioni di pipa” intraprese in un negozio romano. Non sappiamo se sia vero. E’ invece sicuramente vero che Cervi divenne un appassionato fumatore di pipa proprio interpretando Maigret. Per questo lo abbiamo inserito a pieno titolo nella nostra galleria dei fumatori famosi.
“Beh, penso che gli amici come me affezionati a questa abitudine – disse l’attore a Giorgio Colarossi – mi comprenderanno quando dico che l’interpretare il personaggio del commissario di Simenon mi piace anche per questo. Pensate, lavorando, non solo posso, ma addirittura devo fumare la pipa. Come dire a un delfino che, per fare bene il suo ruolo, è tenuto a mangiarsi pesci saporiti! Ecco, non credo di esagerare affermando che questo particolare (ammesso che sia solo un particolare) è fra quelli che più mi hanno sempre accostato a Simenon e a Maigret. Io vado sul set, pronto e truccato, so la parte a memoria, ascolto le ultime raccomandazioni del regista, attendo il ciak e poi… accendo la pipa. Gli amici fumatori, poi, mi “vedono” soltanto fumare: ma quanti sanno le delizie che gli aromatici “composti” che io preparo sanno darmi, anche nei momenti di maggior impegno, durante la lavorazione?”.
Caro commissario non lo sappiamo, è vero, ma, con la tua pipa in bocca, possiamo immaginarlo.